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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Serao - Dal vero.djvu{{padleft:103|3|0]]grande salone, chiuso da tanto tempo; nella camera da letto erano accesi i lumi, gli armadii erano spalancati, si sentiva un sottile odore di violetta. Nel salottino il pianoforte aperto e la musica squadernata sul leggìo, dei fiori freschi nei vasi, cangiato l’ordine dei mobili, ed Emma in veste da camera, che si adergeva sulla punta dei piedi per prendere una statuetta da un'étagère.
Era un sogno quello? Emma in casa che lo attendeva... cioè i tre anni di assenza cancellati, cancellato quel doloroso giorno della separazione... che follie!
— Buona sera — disse Guido e passò.
— Buona sera — rispose lei senza voltarsi.
II.
Mi è d’uopo confessare, che malgrado la stranezza degli avvenimenti, malgrado i dubbi del domani, in quella casa, per quella notte, non ci furono insonnie, nè guanciali bagnati di lagrime. Emma era persuasa che la commediola da rappresentarsi non avrebbe cangiato nulla all’avvenire, e Guido aveva dal canto suo la medesima persuasione; si conoscevano troppo bene e sapevano che nulla, nulla poteva più riunirli. Emma, entrando nella sua antica camera, pensò di essere all’albergo; e Guido nella sua si addormentò dopo tre pagine di Herbert Spencer (non intendo calunniare il filosofo, ma il mio eroe avea sonno).
Era vero, nulla poteva più riunirli. Per maritarsi