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114 | dal vero. |
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Giorno per giorno, ora per ora, da tempo immemorabile, sempre e dappertutto, si preferiscono i fiori alle frutta; non si parla che dei primi, non si vuole che essi. I fiori prendono parte intima a tutti i nostri avvenimenti lieti o dolorosi; alimentano, fanno crescere e prosperare l’amore, sostengono la bellezza, aiutano la scienza, entrano da per tutto; con essi si parla, si esprime ogni sentimento, si fanno dichiarazioni di amore o di guerra; ci servono sulla culla, sull’altare e sulla tomba. Sempre i fiori: dal principio alla fine della vita non vi sono che fiori, con le debite spine, s’intende.
E non parliamo della poesia! vera, assidua, clamorosa réclame dei fiori. La rosa avrà ricevuto non so quanti milioni di versi e vi assicuro che ne è stufa; la violetta mi diventa civettina a furia di sentirsi dire che è modesta; il giglio usa un po’ di cipria per mantenersi della solita immacolata bianchezza e la camelia è nervosa, batte i piedi a terra per la rabbia e va dal profumiere per non ascoltare più che è senza odore — i fiori diventano i fanciulli viziati della società e, saliti in superbia, si permettono di ammazzare tranquillamente le persone, come nelle poesie di Aleardi e nei romanzi di Emilio Zola.