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la notte di s. lorenzo. 121

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Serao - Dal vero.djvu{{padleft:124|3|0]]ma non è possibile: l’abisso le chiama con le sue note misteriose, hanno la follia della caduta, subiscono l’irresistibile attrazione del peccato, del precipizio, dell’annullamento. Dopo aver esaurito nel brevissimo viaggio ogni splendore, si annientano, spariscono nella voragine: ma il cielo resta sorridente, il mondo non le compiange, qualche volta le invidia, esse che compensarono in un solo istante di passione tanti anni vuoti ed inerti.

Muoiono le stelle — muore anche l’amore. Quando esso s’impadronisce di uno spirito, lo rivoluziona e lo rinnova; diventa il battito del cuore, il pensiero della mente, il fremito delle vene: tutta la vita, anzi tutto l’uomo. Lui potente, lui maestoso ed immortale; senza di lui il deserto, il vuoto, la lettera morta senza lo spirito che vivifica. È la idealità superiore ed intangibile, la realtà splendida, la fede senza macchia, il vessillo invincibile, lo scudo più forte, l’arme miracolosa di Achille che tocca e sana nel medesimo tempo: l’anima s’immerge, si soffoca, si annega, si perde nell’amore. In una parola è il sublime. Pure tutto questo entusiasmo decade lentamente, impallidiscono i colori, si disperdono le forti immagini, si scrolla la credenza; la passione si calma, l’amore ha compiuta la sua parabola, finisce. È una corda che non risuona più, un pensiero spento, un’idea vaga come un ricordo di tempo molto lontano; è entrato

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