< Pagina:Serao - Dal vero.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.
122 dal vero.

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Serao - Dal vero.djvu{{padleft:125|3|0]]nel dominio del passato, non è più nel presente; è inutile ricercarlo più, tentare di farlo rivivere, volerne rinnovare le forti lotte e le delicate impressioni. È un periodo umano e drammatico, perfettamente cessato.

Cadono le stelle innumerevoli e lucide: nella strada bagnata e polverosa, sulla soglia delle povere case siedono le popolane, parlando vivamente nel loro poetico e rude dialetto. Fra lo spazio angusto dei chiassuoli si scopre una striscia strettissima di cielo e quelle donne vi rivolgono spesso lo sguardo — quando una stella fila, esse dicono fra loro senza alcuna meraviglia:

— È la notte di S. Lorenzo.

Perchè corre tra il popolo una pia leggenda: — si dice che quando S. Lorenzo fu martirizzato, le stelle, abituate da lunghissimo tempo a tanti cruenti spettacoli, ebbero sì gran pietà dei suoi tormenti che caddero dal cielo per tutta la notte, come lagrime infuocate. E non è forse il solo caso in cui la coscienza popolare propone e risolve uno dei più terribili dubbi della scienza.... Chi sa, chi sa! quando muore l’amore, quando scompaiono le stelle, sulle labbra contratte dell’uomo spunta un sorriso vittorioso: la più grande ricerca dell’umanità è la vita e la sola prova di essa è sicuramente la morte.


Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.