< Pagina:Serao - Dal vero.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Serao - Dal vero.djvu{{padleft:148|3|0]]

VITA NOSTRA.

Ad un menestrello.

Chi sa! Nacque in quel boschetto di rose che si chiama la Provenza, in quella Provenza così bella che dovrebbe appartenere all’Italia; forse nell’ardente Sicilia, l’innamorata del sole, i cui figli hanno nel cervello un atomo speciale, raggio di luce o scintilla di lava; o forse nella Spagna, paese dei caldi amori, delle belle donne e dei vini poderosi.... chi sa! Ed il sole, il vulcano, le donne, le rose, l’amore han fatto cantare il troviero. Vincenzullo di Alcamo gli ha insegnato il metro, e sirvente, tarantelle, lai, virelai, cavalloggie, spagnole, hanno deliziato le nobili dame. Clemenza Isaura ha sottoposto a lui molti quesiti della sua corte d’amore; Ruberta, castellana di Monfort, gli ha donato una ricca collana e, premio maggiore di ogni altro, gli concesse la bellissima mano a baciare.

Il menestrello ha cantato l’amore delle nobili donne, il valore dei prodi cavalieri — molte bionde fanciulle diventarono pallide per lui, e molti visi bruni diventarono di fuoco; egli sorride, ama, canta e parte. Fino a che una gelosa donzella gli dà un filtro, che ebbe da una vecchia strega, ed il menestrello cade addormentato per cinque secoli.

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.