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LA CANZONE POPOLARE.
Ciascuno vivendo della vita comune, ha una vita propria; e chi la
trova nel pensiero, chi nell’arte, chi nel desiderio di gloria. Il
popolo, questa grande parte dell’umanità, non conosce ancora la lotta
dell’idea, nulla sa di arte e lo splendido fantasma della gloria non
gli apparisce — eppure il popolo è l’uomo; l’uomo che soffre, ama, è
felice, infelicissimo e deve avere una vita sua, una sua speciale
manifestazione. L’ha; ed è il canto. Canta dappertutto — certo dove il
sole lo riscalda, dove la luce lo inonda, dove il mare unisce la sua
voce, il popolo canta di più, ma nel freddo e nebbioso nord, in
quell’atmosfera grigia, il canto popolare si eleva a menomare la
tristezza della vita; le strade della città ne echeggiano, come le
vallate della campagna; e lo stesso contadino che lavora nelle fatali
paludi Pontine, scaccia il pensiero della morte col canto. In ogni
stagione il popolo canta: nelle sere solitarie dell’inverno è una voce
lontana, fievole, che si perde poco a poco nella distanza; nel
risveglio della primavera, nella ricchezza dell’estate, è un concerto
che sale da tutte le parti, che vi obbliga a spalancare le finestre ed