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DOMENICA.

— Il peggiore giorno della settimana è la domenica — sentenziò Pietro il poeta.

Il suo uditorio applaudì vivamente: uditorio composto di una vedovetta gentile, di una signorina elegante, di un letterato, un pittore, un cronista da giornale — e di me. Quelle persone, così differenti per caratteri, per tendenze, per inclinazioni, si trovarono d’accordo nella opinione di Pietro.

— Si principia dal mattino — continuò egli con la sua verbosa nervosità — a non aver pace: uno scampanio che risveglierebbe la famosa città addormentata della leggenda; figurarsi, io che ho il sonno leggiero quanto le tasche. Per casa i mobili sossopra col pretesto di una pulizia generale; siete perseguitato di camera in camera da una nuvoletta di polvere inonorata — e dove vorreste trovare il disordine tal quale lo avete lasciato, vale a dire nello studiolo, invece un sacrilego ordine è stato messo fra i libri e le carte. Il campanello è preso dalla tarantola; ora viene uno, ora viene un altro e tutti hanno fretta perchè è domenica; la serva ritarda perchè è andata a messa, il servitore ha preso la

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