< Pagina:Serao - Dal vero.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.
240 dal vero.

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Serao - Dal vero.djvu{{padleft:243|3|0]]dei cuori segretamente innamorati; quelle thè rassomigliano a damine schifiltose ed aristocratiche; le rosse, quasi sanguigne, hanno l’aspetto tragico; e la nebbia leggiera della brughiera che si eleva su di esse, tempera appena il vigore dei colori forti e sfuma le gradazioni. Ma le rose languiscono, le cime dei petali sono bruciate, tutte hanno in qualche parte un punto nero, una traccia bruna, un’ombra; gli steli sono curvati. Pure il profumo raddoppia, diventa più acuto; lo specchio del caminetto riflette il gruppo delle rose, quello di fronte lo torna a riflettere e lontano, lontano, quasi all’infinito, si ripete senza numero la passione di quei fiori morenti.

Ride e canta sotto il sole di settembre il piccolo porto; i facchini, figure brune ed atletiche, trasportano dalla piatta barcaccia a terra, il carico di carbone; un pescatore dorme raggricchiato nella sua nassa inoperosa; alcuni fanciulli seminudi guazzano presso la riva, poi si rotolano nell’arena calda e fine per asciugarsi e spiccano da capo un grande salto nel mare. Sulla strada, in alto, quasi a picco si ferma il vapore; visi affaticati respirano alla portiera il venticello di ponente; la venditrice di acqua e di aranci va su e giù lungo i binarii: un velo azzurro di viaggiatrice svolazza; il povero cieco appoggiato al braccio di suo figlio augura il buon viaggio a tutti; una bambina, dal vetro sol-

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.