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246 | dal vero. |
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Così egli sognava. La politica fu la prima ad appassionarlo. Nella precoce esperienza della sua gioventù, egli sapeva quali minuti ed ignoti congegni muovano il grandioso apparato dello Stato; conosceva le meschine e piccole cause che determinano le grandi azioni; conosceva che le mille facce del poliedro parlamentare mutano di forma e di colore, come cangia la luce che le illumina; sapeva che in quel mondo il vocabolario trasforma il significato delle parole, chiamando ardimento la sfacciataggine, destrezza la furberia e conoscenza pratica degli affari l’abbandono della via vecchia per la nuova. Ma che importava tutto questo?
La poesia drammatica della vita era là; là erano rinnovate le lotte titaniche dell’antichità: il suo sogno era quello di diventare uno di quegli eccelsi lottatori. Ecco: la situazione politica si complica di nuovi avvenimenti, la diplomazia estera diventa incerta, la Corona è pensierosa, l’Europa è attenta. L’aula parlamentare è imponente: sono ivi riuniti i forti campioni che uscirono vittoriosi da tante sconfitte, i trionfatori di un mese e quelli di una giornata, le prime intelligenze italiane, gli oratori eminenti, i parlatori brillanti; la rappresentanza ufficiale è tutta nella tribuna degli ambasciatori; quelle pubbliche riboccano di spettatori — è una grande giornata. Ebbene, essere l’eroe della gior-