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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Serao - Dal vero.djvu{{padleft:252|3|0]]voli e sedie, roba vecchia, triste, dalle linee dure ed angolose. I giudici, cuori morti, anime fatte pietra, impassibili, indifferenti; la figura pallida e severa del pubblico accusatore, destinato alla eterna parte del carnefice morale; i giurati, gente per lo più ignorante, spesso insensibile, talvolta crudele: di sopra a tutti costoro la idea alta, pura, sublime della legge — e contro la legge, fuori di essa, contro lo Stato, contro la società, contro la famiglia, un uomo solo: l’imputato.
No, non solo. Vi è qualcuno per lui, qualcuno che gli è amico, fratello, padre, che per mesi intieri si è occupato di lui, che ne ha studiata, sviscerata la vita, che gli ha sacrificato le ore del diletto e del riposo. Domani quando l’imputato sarà chiuso nel suo cancello di ferro come una belva feroce, quando contro lui saranno esaurite tutte le risorse dell’accusa, quando il pubblico ministero ne avrà chiesta la testa o la galera sorgerà una voce che risponderà per lui. Il difensore si rivolgerà alla mente dei giurati, narrerà loro le più minute circostanze, porrà in luce particolari obbliati, sarà sobrio, evidente, efficace: ed in ultimo si rivolgerà al loro cuore, adopererà la sua eloquenza a colpirli, a farli esitare nelle loro convinzioni, a commuoverli, a farli piangere. Domani forse un innocente sarà ridonato alla sua famiglia o ad un colpevole mitigata la pena: il sacro ministero della difesa ha tanto operato. Ma dite, dite, non deve essere fiero, soddisfatto, orgoglioso quest’uomo che compie una missione ed illustra il suo nome? Che desiderare di meglio quando salgono voci di riconoscenza al suo cuore, applausi alla sua intelligenza?