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250 | dal vero. |
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Fluttuano innanzi alla immaginazione fantasmi opalini, profili aerei, indefiniti, figurine appena abbozzate: passano nel cielo caldamente azzurro della fantasia le bianche colombe; nella mente del poeta si uniscono, riddano, si fondono, colori, suoni, profumi, sorrisi, apparizioni, baci, sospiri, gridi di passione, — e sopra tutto domina sempre una musica lontana, ora dolce e grave come suono d’organo, ora saltellante e bizzarra come tamburello di zingara. Così si ripercuote, echeggia nel verso che sgorga spontaneo e si innalza, come limpida polla d’acqua: così tutto quello che è amore fremente, gentilezza di sentimento, soavità di dolore, scettica malinconia, si trasfonde nello slancio lirico del poeta. Nella sua anima è così grande il focolare di amore, il suo dolore ha tanto carattere di universalità che la sua voce non gli appartiene più, è la voce del suo tempo; quando egli dice io, vuol dire noi, quando parla di sè stesso, parla di tutti. Egli è amato, ammirato, odiato, ma non discusso; nessuno osa toccare la sua corona di alloro; qualcuno può imitarlo, ma superarlo nessuno, perchè egli è la più completa manifestazione di un periodo umano, perchè la sua anima eccelsa è l’anima di migliaia di poeti taciturni; lo volesse potentemente egli stesso, non potrebbe diminuire di una linea il suo piedestallo.