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idilio di pulcinella. 255

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Serao - Dal vero.djvu{{padleft:258|3|0]]sul volto col berrettone di lana grigio-lattea. Pulcinella pensava: nessuno se ne meravigli, era molto giovane.

Non si poteva vedere se fosse o no un bel giovane. Pulcinella porta sui capelli, sotto il berrettone, una stretta calotta di lana nera, più grande di quella dei monaci, che gli nasconde tutta la testa; sul viso, sino alla bocca, la maschera nera dal naso magistrale; il corpo è nascosto dal camiciotto di mussola bianca a pieghe amplissime, dalle maniche larghe che giungono sulle dita, dai calzoni bianchi e larghi che ricadono sulle scarpe di tela grigia, simile al berretto. Di lui si vede solo un po’ di mento, il collo e le mani: impossibile di riconoscerlo. Ma il pubblico che ama Pulcinella come una gloria paesana, non ricerca quasi mai la fisonomia nascosta sotto la maschera: per lui, Pulcinella non è un uomo, non è una personalità simile ad un’altra, ma è un tipo, un carattere, una manifestazione — è lo spirito popolare, sarcastico, ribelle, filosofico, che scoppietta — è la maschera che personifica ed incarna il temperamento meridionale pieno di fuoco e d’indolenza — è l’aspetto proteiforme di un popolo — è tutto fuorchè un individuo. Se ne sa il nome, è vero; ma pochi ne sanno il viso.

Però posso assicurarvi che Gaetano Starace, senza essere un modello di bellezza, era molto simpatico coi suoi capelli neri e lievemente ricciuti, cogli occhi vividi e la pelle bianca come quella di una donna. Non era un essere eroico, non era un uomo di grandi sentimenti, ma aveva un cuore di oro e conservava fedelmente l’eredità del blasone; da tre

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