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idilio di pulcinella. | 261 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Serao - Dal vero.djvu{{padleft:264|3|0]]tano in un freddo sguardo e la bocca gentile si piegava ad una curva dura ed energica di disprezzo.
Egli rimase freddo, immobile, istupidito. Perchè il disprezzo?
Fu così che Gaetano Starace, Pulcinella del popolare teatro di S. Carlino, s’innamorò di una sconosciuta.
II.
Egli non era un filosofo, eppure un giorno, passandosi la mano sulla fronte pensierosa, esclamò: Quanto diverso l’amore della commedia da quello della vita! E la testa gli si curvò sotto il peso di quest’amara verità.
Ogni sera l’aveva recitato, l’amore della commedia: quell’amore espressivo, esterno, parolaio, pieno di fiamma, ruvido, carezzevole, passionato del popolo napoletano, egli lo aveva espresso ogni sera a Donna Carmela, l’amorosa, e a Donna Checchina, la così detta ingenua; ogni sera l’una o l’altra di quelle due donne lo aveva amato, gli aveva rivolte parole d’affetto. Egli era stato volta a volta amante felice, geloso, traditore, sfrontato, tradito, non corrisposto; ma in fondo, al terzo atto della commediola, le cose si erano aggiustate, il matrimonio si compiva, e si ballava la tarantella alla luce dei fuochi artificiali. Sempre il suo amore era stato allegro, chiassone, grossolano, volgare, aperto a tutti senza che mai un palpito interno corrispondesse a tutto quel lusso