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silvia. 293

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Serao - Dal vero.djvu{{padleft:296|3|0]]ali lucide di uccelli fantastici. Tutto il mondo, nell’infinito amore della luce che se andava, parve si fosse cangiato in oro liquido e colante.

Quasi per forza Silvia dovette contemplare quello spettacolo meraviglioso. Rimase un istante immota, poi sentì un grande calore scorrerle per la persona, un senso benefico e piacevole che sembrò avesse dileguato l’invincibile ghiaccio della sua esistenza. Per la prima volta essa sentì la sua vita: ecco i forti ed onesti palpiti del cuore, ecco il sangue ricco e tiepido che irrompe nelle vene, ecco i nervi pronti, disposti, sensibili; ecco le idee che si affollano al cervello, l’intelligenza che si dispiega, la fantasia che sorge e si libra: è la vita, la vita, la vita! Ad un tratto una scossa profonda fece sussultare tutto il suo essere, una fiamma viva salì a colorarle il viso, una gioia insolita le folgorò dagli occhi ed ella rimase mutola, sorridente, in ascolto di qualche lontano e piccolissimo rumore. In verità una voce l’aveva chiamata.

II.

No, non era più quella. La donna di prima, lettera morta, pagina bianca, era scomparsa, si era disciolta in quel tramonto d’oro liquido ed era subentrata la donna completa, viva, forte e buona: la madre. Negli occhi bruni e spenti, come quelli di una monaca, si accesero fiamme di amorosa dolcezza; la pelle si ammorbidì, si sfumò, divenne perlacea

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