Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
silvia. | 301 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Serao - Dal vero.djvu{{padleft:304|3|0]]
— Sì, perchè lasciava in terra una figlia.
— Le doleva, perchè lasciava in terra una figlia — ripetette quasi macchinalmente l’ammalata; — eppure... era una santa donna.
— Una santa, Silvia.
— Essa sel sapeva — riprese lei lentamente — essa sel sapeva. I figli non possono restare senza madre sulla terra.
Si assopì da capo. Il padre si sentiva soffocare in quella camera dove si respirava l’agonia ed uscì fuori: vi era del tragico in quella figura di vecchio colpito dalla disperazione.
Silvia si era assopita, ma la fierissima febbre rendeva leggiero il suo sonno: erano le sei e mezzo; il treno che veniva da Roma fu annunziato dal suo fischio. Essa si destò di soprassalto: era sola.
— Giunge il treno — disse come fra sè — giunge il treno... fa il suo compito... riparte.
Si alzò sopra un braccio e fissò nella penombra il candore della culla:
— Andiamcene, figlio mio — mormorò essa.