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IL TRIONFO DI LULÙ.

Novella.

I.

Sofia non alzava gli occhi dal suo lavoro, e le sue dita leggere volavano su quella trina delicata. Invece Lulù girava per la camera, spostava gli oggettini sulle mensole, apriva un tiretto per guardarvi dentro, distratta; era chiaro che essa voleva fare o dire qualche cosa, ma che il contegno serio della sorella maggiore la metteva in soggezione. Provò a canticchiare un po’ di canzone, disse un verso di Dall’Ongaro; Sofia parve non aver inteso. Allora Lulù, che non peccava di molta pazienza, si decise ad affrontare la questione, e piantandosi davanti alla sorella, le chiese:

— Sofia, sai quello che mi ha detto mademoiselle Jeannette?

— Nulla di molto interessante, per certo.

— Ci siamo con una risposta secca e fredda, da far venire i brividi in estate! Dove prendete il vostro gelo, o mia agghiacciata sorella?

— Lulù, sei una vera bambina.

— Ecco dove v’ingannate, bisavola del mio cuore; io non sono una bambina, perchè mi marito.

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