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il trionfo di lulù. 47

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III.

Il crepuscolo cadeva come una fina pioggerella di cenere grigia; Sofia in piedi dietro i vetri del balcone guardava giù nella strada popolata e rumorosa. Era l’ora in cui la via di Toledo diventa pericolosa pel gran numero di carrozze piccole e grandi, che s’incrociano, salgono, scendono senza posa. Sofia pareva cercasse qualcuno con lo sguardo: ad un tratto un vivo rossore le passò sul viso, essa chinò un poco il capo, ridivenne pallida e subito rientrò nella camera. Non era trascorso un minuto che Lulù giunse come un turbine, sbattendo porte, scostando sedie per correre meglio:

— Che fai qui, donna Sofia Santangelo? Leggevi?

— Sì..... leggevo.

— Non hai avuto lo spirito di stare al balcone?

— E se lo avessi avuto?

— Bah! io son dovuta stare di là, perchè Albina la sarta ha portato l’abito per questa sera — intanto fremevo d’impazienza, perchè avrei voluto esser qui. Ier sera dissi a Roberto di mettere il suo costume bleuté, di attaccare Selim al carrozzino e di passare alle sei e mezzo. Chi sa se mi avrà obbedito!

— Roberto è passato col costume bleuté, nel carrozzino.

— Misericordia! Come sai tutto questo? Non leggevi forse?

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