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il cristo di saverio altamura. | 63 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Serao - Dal vero.djvu{{padleft:66|3|0]]mentica l’individuo nell’universo. La fatale notte di Getsemani, in cui il dubbio lo ha sopravvinto, in cui ha visto scomparire l’anima e la sua immortalità, in cui ha sofferto lo spasimo dell’uomo che vede spezzarsi il suo sogno, quella notte è lontana: egli crede in sè, crede negli altri; ancora pochi giorni ed egli morrà; ma il mondo sarà scosso, rivoluzionato dal più grande concetto umanitario: la libertà delle anime.
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Io non m’intendo di pittura e molto meno di disegno, non conosco le scuole antiche e moderne e mi affido al solo mio gusto: non so, quindi, se la luce sia giusta nel quadro del comm. Altamura, se le figure del secondo piano siano proporzionate a quelle del primo, se le pieghe degli abiti siano armoniose e via discorrendo. Ma quando una pittura mi colpisce e mi commuove, quando io vi resto estatica lungo tempo davanti, dimenticando in quella sala vuota e fredda il mondo e la vita, quando la tela è illuminata da quel viso intelligente, pallido, buono, sofferente, quando in mezzo a quel gruppo di cretini, di ipocriti, di malvagi, veggo dominare viva e vera la persona del filosofo, del pensatore, del Grande Maestro, io dico che il pittore è un sommo artista, perchè ha raggiunto appunto lo scopo dell’Arte.