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Questa volta, a furia di girare e di rigirare la questione, credo di averne rinvenuta la molla segreta e i miei punti interrogativi troveranno una qualunque risposta — se non piace loro, che si stiano. Dunque, studiato, paragonato, osservato tutto, risulta: che si legge poco, perchè si scrive troppo. Che novità, eh? Ma la è così: il campo del pubblico si assottiglia, quello degli scrittori aumenta, ma in quantità non in qualità. Ognuno vuole spifferarci la canzone, la poesia, la novella, il romanzo. — Dopo aver letto le gioie del signor Caio, bisogna sorbirci le disperazioni del signor Sempronio e le bestemmie di quell’arrabbiato di Tizio! I circoli, le associazioni, le scuole, i premi accrescono la terribile mania e siamo inondati di genii in erba, incompresi... perchè non sanno la grammatica — ed atei... perchè non hanno di meglio a fare. — Dinanzi a questa irruzione, il pubblico si arretra, si spaventa, si annoia, perde la fiducia e non legge più; apre i libri quando sono firmati da nomi che conosce, compra il giornale che ha l’abitudine di portarsi a casa, ma davanti all’ignoto, di fronte alla x incognita, fa il niffolo e rifiuta.

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