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134 la donna dell'abito nero

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Serao - Fior di passione.djvu{{padleft:134|3|0]] in fatto di sentimento era serena: non amavo, non avevo il rimpianto dell’amore, non avevo il desiderio dell’amore. Poi quell’uomo era un essere volgare e miserabile di cui io vedeva tutta la miseria, tutta la volgarità. Il suo amore fatto di vanità, di capriccio, di puntiglio, non aveva il potere di irritarmi, ma aveva il potere di nausearmi. Le sue parole mi lasciavano inerte, le sue lettere non mi scuotevano, le sue mani che stringevano le mie non mi facevano impallidire. Odiarlo non potevo, e amarlo neppure: tutta la meschinità, tutta la bassezza del suo spirito, la misuravo. Egli, divorato dal desiderio, ch’era vanità, fremeva di rabbia, fremeva di falso amore, e pregava e scongiurava, versava lagrime di dispetto. Io mi rifiutava; tranquilla, immobile, sorridente, quasi insolente, m’immergevo sempre più in quella indifferenza che è il dono dei forti. Finchè lui un giorno, in una scena di collera, mi disse:

— O domani o mai più.

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