< Pagina:Serao - Gli amanti.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.
174 Un suicidio

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Serao - Gli amanti.djvu{{padleft:184|3|0]] con un sordo fragore. Poi, Julian Sorel riprendeva la sua strada, sempre più lentamente, fermandosi a guardare le vetrine delle botteghe, i cui cristalli erano appannati dalla pesante umidità di quella mattinata di marzo: ma i suoi occhi avevano l’atonia, la stupefazione fredda di chi non vede. Pure, restò varii minuti dinnanzi a una mostra di giocattoli, guardando una fila di bambole dai capelli biondi come la stoppa, dagli occhi più azzurri di qualunque azzurro cielo, dalle guancie più rosee di qualunque rosa: bambole in camicia merlettata, o sontuosamente vestite di raso e di velluto, bambole impellicciate come grandi dame russe, bambole col loro corredo e con i loro mobili. Una nube di pianto venne a velare gli occhi aridi di Julian Sorel, innanzi a quella biondezza tutta ricca di stoffe, innanzi a quelle creature rosee cariche di adornamenti di lusso: ed egli dovette appoggiarsi allo stipite della bottega, per non cadere. Se ne staccò, più affranto di prima. Ma per quanto il suo passo fosse quello di chi non ha forza di raggiungere

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.