< Pagina:Serao - L'infedele.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
l'infedele | 155 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Serao - L'infedele.djvu{{padleft:162|3|0]]
— Paolo, chi è morto, dunque?
— Il decoro del mio amore è morto, è morta la sua dignità, è finita la sua forza e la sua saldezza, io ho tradito!
E questo grido, continuò a escirgli dal cuore lungo, aspro; egli non sapeva che ripetere questa parola del tradimento, in tutti i tuoni. Ella lo ascoltò, per un pezzo, meravigliata più che dolente: due o tre volte, le palpebre dei grandi belli occhi azzurri battettero, come per rattenere le lacrime. Ma egli non vide, questo: gittato sovra un divano, battendo la testa sui cuscini, egli esalava il suo dolore e l’orrore di se stesso. Così, vagamente, ella intese che era meglio parlargli del suo strazio e gli chiese:
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.