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Ma una suprema debolezza aveva atterrato Paolo Herz, sorgente da tutta la sentimentalità quasi muliebre del suo spirito: egli piangeva come un misero, come un bimbo, come una donna, preso, appena appena ogni tanto, da un accesso virile di collera. La istessa pietà di Chérie che egli intravvedeva vagamente, quasi senza intendere da chi venisse e come e perchè, aumentava il suo irrefrenabile dolore.
— Ma non piangere, non piangere tanto, infine... — mormorava lei, seguitando a comprendere poco e non sentendo che la compassione semplice per un dolore grande e ignoto.
— Ah io sono infelice... un povero infelice... il più povero e il
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