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182 dissidio

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— Vi è di peggio. Debbo io dire anche il peggio? Non vi offendete, voi?

— Non mi offendo. Dite.

— Càpitano dei periodi anche peggiori. Sono quelli in cui tutto in voi mi dispiace. Dopo la indifferenza, un senso di disgusto, d’irritazione tutta fisica. I vostri occhi mi sembrano sfrontati, perversi, sempre duri, come se giammai vena di dolcezza li possa attraversare; la vostra bocca ha qualche cosa di odioso, di sovranamente antipatico, nel parlare, nel sorridere; ogni vostro movimento mi sembra volubile o goffo; e tutta voi, per me, mancate di armonia, siete una dissonanza, urtate i miei nervi e vi debbo fuggire, se non voglio essere maleducato, villano con voi.

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