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La Conquista di Roma | 103 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Serao - La conquista di Roma.djvu{{padleft:107|3|0]]della sarta e poi era salita più su, chinando il capo, immergendo il basso del viso nel grande fiocco di velo marrone. La portinaia, certo, doveva conoscerla: la doveva saper lunga quella portinaia dal viso floscio e dagli occhi che facevano schifo: una malizia filtrava dalle sue parole leziose. Chissà! doveva essere stata bella, la portinaia dal parrucchino ignobile, fors’anche elegante: doveva aver tutta una singolare istoria che egli non le aveva dato il tempo di raccontare, com’ella desiderava. La sora Virginia invece gliene aveva narrata molta parte, della sua storia: ma che era questa moglie che leggeva romanzi, mentre il marito cucinava gli gnocchi, in cucina? E dall’abbattimento egli risorgeva, a grado a grado, con una curiosità crescente per tutti questi enigmi femminili: la visione della signora russa, il mistero di quella figura mistica, in Via Capo le Case: la visitatrice di Via del Gambero e il suo segreto: il passato della portinaia: lo strano intreccio che appariva e scompariva nella loquacità della sora Virginia. Avrebbe voluto sapere, conoscere, apprezzare tutta questa femminilità fuggente, che spariva, che si nascondeva alla sua curiosità; e da questa sua minuta