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108 La Conquista di Roma

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Serao - La conquista di Roma.djvu{{padleft:112|3|0]]vuota. A Piazza Colonna, il pasticciere Ronzi e Singer era aperto, ma senza un’anima, con le vetrine dove restavano poche bomboniere e sul grande banco marmoreo i piattelli di cristallo vuoti di pasticcini; chiuso il chiosco dei giornali accanto alla fontana. Da Montecitorio, un grande angolo di sole pallido sulla facciata del palazzo Chigi; qualche rara carrozza da nolo sbucava da Via Bergamaschi, rasentava la bruna colonna Antonina, e andava lentamente a infilarsi nel vicolo del Cacciabove. Dai vetri chiusi si vedeva il Caffè del Parlamento, basso, azzurrognolo, simile ad una cripta dalle ombre fitte: dentro, nessuno.

Innanzi al liquorista Morteo, due giornalisti, due giovinetti, chiacchieravano con le mani nelle tasche del paletot, sbadigliando, con la cera di due esseri mortalmente annoiati, un altro gruppo di quattro o cinque giovinetti, dietro i larghi cristalli del Caffè Aragno, prendendo dei vermouth, e leggendo un fascicoletto di carta rosa, un giornalettino letterario; e poi, tutta una lunghezza di Corso sino a San Carlo, con qualche raro passante, con qualche signora che sbucava da un portone, e montava subito nella carrozza chiusa, che partiva come una freccia. Un dolce scirocco

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