< Pagina:Serao - La conquista di Roma.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.
118 La Conquista di Roma

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Serao - La conquista di Roma.djvu{{padleft:122|3|0]]cratico: ama il popolo, poichè ha un bell’animo affettuoso e deve per forza amare qualche cosa, ma odia la volgarità. Vedrà che sale al Gianicolo per la commemorazione, ma che non parlerà: è delicato come una donna, in certe cose. Ora gli passeremo davanti; mi saluterà freddamente: egli odia il centro, alla Camera. E ha ragione: nulla è più odioso del centro, a cui abbiamo l’onore di appartenere, onorevole collega.

«E perchè ci sta, Lei, onorevole Giustini?»

«Oh, io!» fece l’altro con un gesto di noncuranza.

Nell’ampia vasca cadeva fragorosamente l’acqua da tre bocche; due serve erano sedute sul parapetto del bacino e discorrevano; un prete tedesco guardava, da un terrazzino, Castel Sant’Angelo, il fiume e giù, a picco, la diritta Via della Longara in Trastevere, sotto villa Corsini, La dimostrazione imboccava Via Garibaldi; alla coda si era messo Giorgio Serra, guardando la campagna ed il paesaggio di Roma amorosamente. I due deputati avevano affrettato il passo, ma dovevano ogni tanto sostare per gli equipaggi signorili che transitavano.

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.