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La Conquista di Roma 147

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Serao - La conquista di Roma.djvu{{padleft:151|3|0]]per congratularsi con lui: financo qualche ex-ministro delle finanze discese dai banchi di destra a salutare il piccolo ministro grassoccio, dal cervello di acciaio. Vi fu un po’ di disordine, un po’ di tumulto. E la voce del presidente, sonora e chiara:

«Onorevoli colleghi, prego far silenzio. La parola è all’onorevole Sangiorgio».

«Chi? chi? chi?» fu una domanda generale.

E di nuovo, il presidente disse: «Prego far silenzio. L’onorevole Sangiorgio ha facoltà di parlare».

Allora gli occhi curiosi dei deputati cercarono questo collega che quasi nessuno conosceva: era lassù, all’ultimo banco di un settore del centro destro. Stava ritto e calmo, aspettando di poter parlare: anzi si trasse quasi sulla scaletta, fuori del banco, perchè lo vedessero meglio. Non era alto, ma lassù pareva alto, poichè si teneva dritto ed era molto robusto: non era neppur bello, ma la testa aveva tutt’i caratteri della forza, i capelli piantati rudemente sulla fronte bassa, il naso aquilino, i mustacchi bruni e folti, un mento duro, pieno di volontà: a nessuno egli parve insignificante. Poi, una curiosità diversa nasceva

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