< Pagina:Serao - La conquista di Roma.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

La Conquista di Roma 171

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Serao - La conquista di Roma.djvu{{padleft:175|3|0]]bella frottolina da raccontare ai bimbi. Come se si potesse esser fedeli! come se non si avessero nervi, sangue, fantasia, tutte cose contrarie alla fedeltà! Centomila lire di mancia a chi mi porti in casa un uomo e una donna veramente fedeli, assolutamente fedeli!»

Francesco Sangiorgio aveva preso quella mano alzata: egli scherzava con le dita, leggermente, intorno agli anelli di brillanti, intorno a un’opale allungata, dalla tinta lattea. Sangiorgio abbassava ogni tanto la testa sulla mano come per ischerzo, e finì per baciarla, sulla linea del polso. Donna Elena non gl’inspirava più alcuna soggezione: gli sembrava di essere in intimità, con lei, da un pezzo; gli venivano una quantità di idee volgari; una leggera ebbrezza rimastagli dal giorno, rinforzata ora da quell’ambiente femminile tutto profumato di corylopsis, da quella donna provocante, da quelle parole che a forza di paradossi diventavano brutali, gli faceva crollare il capo. Per affermare questa sua intimità con donna Elena, avrebbe voluto distendersi sopra un divano, o buttarsi sul tappeto, o gittare i fiammiferi nel caminetto, fare delle impertinenze da bambino ineducato. Resisteva a queste tenta-

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.