Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
14 | La Conquista di Roma |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Serao - La conquista di Roma.djvu{{padleft:18|3|0]] cui letto scoperto, resta, nell’estate, pietroso, arido e giallo. Venendo dal paesello alla stazione, nella solitudine di quella deserta campagna di Basilicata, era passato accanto al cimitero, un grande orto quadrato, con le croci nere, dove sorgevano due pini alti, eleganti. Ivi giaceva, sotto la terra, sotto l’unica lapide di marmo, il suo antico avversario, il vecchio deputato che veniva sempre rieletto per tradizione patriottica, e che egli aveva combattuto con la improntitudine del giovane ambizioso, che non conosce ostacoli. Nè avrebbe mai vinto, il giovane presuntuoso, nato troppo tardi, com’egli diceva, per poter fare la patria; ma la morte, compiacente alleata, gli aveva procurata facile e piena la vittoria: egli avea trionfato, rendendo omaggio al vecchio patriota defunto. E passando presso al camposanto, non provò nel cuore nè pietà, nè invidia pel vecchio milite stanco, che era disceso nella grande serenità della morte. Tutto questo scompariva alle sue spalle, insieme col lungo decennio volgare di avvocatura provinciale, col lavoro meschino e quotidiano nelle preture, nei tribunali, raramente in Corte d’Assisie, per liti di terreni, per qualche eredità di trecento lire, per un