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178 | La Conquista di Roma |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Serao - La conquista di Roma.djvu{{padleft:182|3|0]]opulenta persona che lasciava vedere, dal domino aperto, di broccato fiamma e oro, un vestito di broccato crema: e altri ancora, seguiti da giovanotti che cercavano d’indovinarne la figura. Ma la massa era formata dalle oneste famiglie borghesi, padre e madre, figliuoli e figliuole, che venivano al veglione come a uno spettacolo notturno di passeggiata, col vestitino di lanetta scura, il colletto bianco, il cappellino nero piumato, e incontrandosi fra loro, si fermavano, si salutavano, chiacchieravano, spassandosi con quella serenità della borghesia romana che non si esalta mai.
La calca si faceva fittissima innanzi alle due barcacce (palchettoni di proscenio), dove i soci del Club delle Cacce, in marsina, cravatta nera, gardenia all’occhiello, da una parte, gli ufficiali di cavalleria, dall’altra, si piegavano a parlare, a ridere con gli amici che passavano in platea.
Quando Francesco Sangiorgio entrò nell’atrio e comprò un biglietto di ingresso, erano le undici e mezzo. Una figura femminile avvolta in una stoffa ricamata, con la testa coperta e il volto nascosto sotto una trina bianca, gli disse, con una voce finissima: