Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
La Conquista di Roma | 183 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Serao - La conquista di Roma.djvu{{padleft:187|3|0]]lio Castelar: io sono repubblicano spagnuolo. Se ne maraviglia?»
Francesco Sangiorgio sorrise e non rispose, il che fece piacere al principe, poichè egli non amava troppo i parlatori e gli interruttori: con quel suo discorrere molle molle, una interruzione lo seccava.
«Ah! ecco la moglie,» riprese Sirmio. «Chi sta nell’altro palco, accanto a lei? Ah! è il ministro degli affari esteri con le sue figliuole, la Grazia e l’altra che dovrebbe chiamarsi Giustizia, ma si chiama Eleonora La freddura non è mia, è di un giornale. Buona notte, onorevole collega».
«Buona notte, principe».
Sangiorgio, invece di fare il giro minore intorno alla sala, faceva il giro maggiore, ascendeva verso il palcoscenico, dove, dall’una parte e dall’altra, lungo le quinte, stavano dei tavolino e delle sedie, e tutt’intorno famiglie intiere borghesi che bevevano delle gassose, o delle coppie inseparabili e annoiate che, non osando dividersi, bevevano una tazza di birra. Egli rasentava la fontana che adesso la luce elettrica tingeva di violetto, un colore delicatissimo, e passava fra la