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La Conquista di Roma 193

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Serao - La conquista di Roma.djvu{{padleft:197|3|0]]giustizia, il magistrato inflessibile e galante, ostinato nella inflessibilità e nella galanteria. Sangiorgio si riscosse da quel torpore che lo invadeva: doveva trovare Sangarzia. Guardando bene, palco per palco, alla fine giunse a scoprirlo in seconda fila, presso il palco reale. Un domino nero, femminile, di raso, elegantissimo, con un fitto velo nero che gli copriva la testa e la faccia, fermato da un grosso ciuffo di garofani, sedeva al primo posto; dirimpetto a lui l’onorevole Valitutti, un calabrese ricco, metteva la sua faccia olivastra, la sua barba nera, la figura di un arabo taciturno; nell’ombra vi era l’onorevole Fraccacreta, uno dei più forti negozianti di cereali del paese di Puglia; in mezzo, l’onorevole Sangarzia, il siciliano simpatico, lo schermidore eccezionale, il gentiluomo perfetto, che tutti amavano.

«Chi sarà quella signora?» si domandava Sangiorgio, avviandosi per salire al secondo ordine. Qualche signora, impazientita di non poter ballare, andava via di malumore, lasciando trascinare lo strascico, con la bocca stretta delle donne a cui si è proibito qualche cosa: e il marito e l’amante venivano dietro, con l’aria felice di

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