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224 La Conquista di Roma

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Serao - La conquista di Roma.djvu{{padleft:228|3|0]]di economia politica, e lo spingeva verso il deputato marchigiano, ch’egli disprezzava e odiava, per un istinto misto di regionalismo, d’amante e d’ambizioso. Lo guardò fissamente, intanto che Oldofredi passeggiava, pensando con la penna sospesa sulla carta. Quel Donchisciotte antipatico a tutte le donne, ignorante, sciocco, inabile, che pure con tutte queste qualità negative era sempre riuscito a farsi rieleggere, a far parlare di sè, ad avere nella vita politica e nella vita mondana una posizione spiccata, gli pesava sullo stomaco, come uno di quei cibi indigeribili contro di cui si ha una ripugnanza istintiva.

Oldofredi era lo sciabolatore politico: dei suoi duelli non si parlava più, se non vagamente, come di qualche cosa confusa e lontana, poichè da parecchi anni nessuno aveva più osato provocarlo; ma non c’era questione personale ove egli non fosse chiamato come padrino, o come arbitro, o come consigliere; ma non c’era, fuori o dentro la Camera, una più sicura e più salda autorità cavalleresca. Ciò dava a quel brutto e volgare uomo un’aureola romantica, e diceva la cronaca pettegola che le donne volentieri posavano i desiderii indecisi ai piedi di quel Rolando

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