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248 | La Conquista di Roma |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Serao - La conquista di Roma.djvu{{padleft:252|3|0]]di Spagna. Dalle nuvole mollicce che s’amassavano nel cielo, caddero poche gocce d’acqua che si attaccarono ai cristalli.
«Piove,» disse Sangiorgio.
«Non è nulla,» disse Castelforte, «il duello con la pioggia è più drammatico.»
In Via del Babuino si demoliva. Mucchi di rovine ingombravano gli sbocchi delle vie laterali: il principio di Via Vittoria era tutto sconquassato, perchè riparavano la fognatura. In Piazza del Popolo la pioggia ingrossò, e cominciò a cadere con uno strepito allegro, quasi fosse grandine.
«Cesserà,» disse Scalìa «c’è contrasto di venti, in alto.»
Fuori la porta, la carrozza si fermò, per prender su il dottore, che aspettava davanti al Caffè dei Tre Re. Aveva sotto il braccio un involtino coi ferri e le fasciature. Sedette dirimpetto a Sangiorgio, accanto a Castelforte. Aveva un’allegrezza briosa, parlava d’altri duelli a cui aveva assistito.
E mentre il landau si slanciava al galoppo, sui ciottoli fangosi di Via Flaminia, il primo tram di Ponte Molle si staccava dalla stazione e si