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258 La Conquista di Roma

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Serao - La conquista di Roma.djvu{{padleft:262|3|0]]tro padrini si buttarono in mezzo, i due medici accorsero. Oldofredi fu tratto in disparte, posto a sedere sopra un pliant, circondato dai sei uomini. Sangiorgio restò solo, con la sciabola in mano, mezzo nudo, stupefatto, sotto il cielo di piombo che da capo schizzava una pioggerella fangosa.

Confusamente, intorno a sè, mentre la carrozza passava sotto Porta del Popolo, egli sentiva chiedere da Castelforte al medico:

«Quanti punti ci son voluti?»

«Dieci.»

«Per quanti giorni ne avrà?»

«Venti: ammeno che non si dichiari una febbre forte.»

«Perdio! che bel colpo!» interveniva a dire Scalìa, fumando voluttuosamente un sigaro.

«E resta la cicatrice,» aggiungeva Castelforte, ridendo. «Oldofredi non se lo scorderà, il colpo.»

Il medico discese all’ospedale di San Giacomo, dopo essersi dato l’appuntamento per firmare il processo verbale. A quella fermata Sangiorgio si scosse dal suo silenzio.

«Avrai fame?» gli chiese Scalìa.

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