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La Conquista di Roma | 23 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Serao - La conquista di Roma.djvu{{padleft:27|3|0]]ore bieche della disfatta, egli si abbatteva in una debolezza infinita; una umiliazione soverchiava tutto il suo orgoglio, egli si sentiva un povero essere, limitato, miserrimo. Come gli amatori, quando li sopravvince la cattiva fortuna, egli si sentiva indegno di Roma. Oh! bisognava domarsi nella pazienza, rafforzarsi nella perseveranza, temprarsi le forze nell’avversità, purificarsi lo spirito nel fuoco consumatore, come un penitente antico, per essere degno di Roma. Figura ieratica di sacerdotessa, di madre, di amante, Roma vuole espiazioni e sacrifici, vuole un cuore puro e una volontà di ferro...
— Ceprano, Ceprano, dieci minuti di fermata, — si gridò fuori.
L’onorevole Francesco Sangiorgio si guardava attorno, ascoltava, come un trasognato: egli aveva la febbre.