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La Conquista di Roma 273

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Serao - La conquista di Roma.djvu{{padleft:277|3|0]]po’ solitari, un po’ aristocratici; i Piemontesi e i Liguri andavano e venivano, si agitavano, senza parlare, intendendosi a occhiate. Ma i più ardenti, i più ribelli, i feroci, erano i rappresentanti delle piccole province, gli Abruzzi, le Marche, le Romagne, la Campania, le Calabrie, i rurali, i rappresentanti le province che danno la vita e le ricchezze alle grandi città, i deputati che veramente si appassionano alla politica, che ci credono, che la stimano come la più grande potenza umana, che si inebbriano come di un vino generoso.

Solamente, fra tanto tumulto represso, gli uomini della Basilicata non si riunivano, non formavano gruppi, non parlavano, non si chiedevano nulla e non rispondevano nulla, freddi e corretti. Il ministro, l’uomo integro e nobile, era sicuro: non avrebbe mai temuto, in nessun caso; e sorrideva.

Il giorno dell’interpellanza, quando il ministro dell’interno entrò nell’aula, vi fu un lungo mormorio sui banchi. Egli se ne accorse, ma, forte lottatore nelle piccole come nelle grandi cose, ebbe lo spirito di non volgere gli occhi intorno, di non alzarli su alle tribune: pensò subito,

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