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La Conquista di Roma | 291 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Serao - La conquista di Roma.djvu{{padleft:295|3|0]]più lugubre della musica, a una voce di cantore che pareva quasi bagnata di pianto, a una parola monotonamente cantata in minore dal prete officiante, ella trasaliva e il suo sogno desolato ricominciava, percorrendo altre fasi, altri gradi, altri cerchi di malinconia: e in diverso e più profondo modo, ella procedeva per le vie amare, che le anime dolcissime sono condannate a percorrere. Non piangeva, no, perchè troppo vasta, troppo ampia era la visione funebre di quel giorno: ma egli vedeva bene, egli vedeva che le delicate palpebre, dalla fibra tenue, come petalo di fiore, erano ombrate di violetto: ivi erano state le lagrime e ivi dovevano correre.
E guardandola ardentemente nella faccia soavissima, a cui quell’ombra di dolore dava una espressione altamente spirituale, non considerando più altro che quel volto bianco quasi impregnato, quasi saturo di lagrime, avendo tutto dimenticato nella contemplazione amorosa di quella donna, egli sentiva in sè tutta una mirabile trasformazione. La infinita amaritudine ond’ella appariva compresa, a poco a poco, per naturale assorbimento dello spirito passò in lui: fu come una penetrazione di sentimento, lenta, ma sicura,