Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
304 | La Conquista di Roma |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Serao - La conquista di Roma.djvu{{padleft:308|3|0]]la opposizione mi fa nausea: talvolta sciocca, talvolta ipocrita, talvolta bestiale, sempre in mala fede. Dov’è quella bella opposizione leale, audace, crudele, implacabile? Invece dell’accusa aperta, il pettegolezzo da serve al pozzo; invece della battaglia, l’agguato; invece dell’attacco, il tranello.»
«L’uomo è una meschina cosa,» disse Sangiorgio.
«Non dev’essere: o non deve parer tale, quando è. Perdio! sono stato anch’io all’opposizione. Te ne rammenti, Angelica, quando ero all’opposizione?»
«Me ne rammento,» rispose costei con una dolcissima voce minore, alzando il capo.
«Ero un diavolo: non avevo e non davo pace ai miei avversari. Senza tregua! Ora, impoltronisco. Io non posso fare guerra: debbo aspettarla, e questa sequela di avventure brigantesche m’inacidisce il sangue. Come attaccaste il ministro, quel giorno, Sangiorgio: ed eravate ministeriale! Ci eri tu, Angelica, quel giorno?»
«Sì, vi ero.»
«È a voi che dobbiamo di esser ministri, qui