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La Conquista di Roma | 305 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Serao - La conquista di Roma.djvu{{padleft:309|3|0]]all’interno, Sangiorgio,» fece Vargas preso dalla tenerezza.
«Ma no,» mormorò Sangiorgio, sorridendo.
«Sì, sì, il presidente non avrebbe mai avuto il coraggio di disfarsi apertamente del suo collega. Mi meraviglia persino che ne abbia parlato a voi: nessuno lo sapeva, neppure io.»
«Il presidente non mi aveva detto nulla,» rispose lentamente Sangiorgio.
«Come? Non sapevate nulla?»
«Nulla.»
«Non eravate di accordo?»
«No.»
«Perdio!» esclamò Vargas, «siete fortissimo!»
E squadrò Sangiorgio con ammirazione. Costui rideva, macchinalmente: ma vedeva bene che il viso di donn’Angelica perdeva la serenità, — una stanchezza l’invadeva.
«Venite alla Camera, meco, Sangiorgio: sono le due,» e si alzò per andare di là.
«Rientri presto?» domandò donn’Angelica, scotendo quell’espressione di lassezza.
«No. Ho la Camera, prima: poi il Senato;