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La Conquista di Roma | 307 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Serao - La conquista di Roma.djvu{{padleft:311|3|0]]attorno al cordone serico della sua vestaglia. E non parlavano e il minuto presente aveva vibrazioni prolungate come di suono musicale, come di palpito.
A un tratto, ella lo guardò coi bellissimi occhi rattristati, congiunse le mani e gli disse:
«Ma perchè avete voi voluto che noi fossimo ministro dell’interno?» e la voce tremava di emozione contenuta.
Don Silvio rientrava, con soprabito e cappello, stringendo fra le labbra il mozzicone spento e nero del suo sigaro toscano: il segretario lo seguiva con una cartella imbottita di fogli.
«Vuoi una rosa?» disse improvvisamente donn’Angelica a suo marito, facendo per mettergliela all’occhiello.
«Ma che ti pare?» eslamò lui, staccando con una certa durezza la mano bianca, «vuoi farmi burlare dall’opposizione? Un ministro con la rosa: mi farebbero subito la caricatura nei giornali.»
Donn’Angelica si ritrasse: guardò fuggevolmente Sangiorgio, ma non gli offrì la rosa.
Un cielo basso di nuvole bianche, grige, plum-