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La Conquista di Roma 315

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Serao - La conquista di Roma.djvu{{padleft:319|3|0]]spirito, insieme a quei petali che partivano, che morivano. Vi era nelle mani che lasciavano andare via quelle vite di fiori, la desolazione di altre vite morte. E l’ultima foglia, invero, le svanì fra le dita. Non egli vedeva tutto questo, per la distanza, ma lo indovinava: e come l’ultima foglia se ne andò, perduta, travolta, sentì uno struggimento come di morte. La donna, dato un ultimo sguardo all’Aniene, risalì senza voltarsi; pel prato della strada, rientrò in carrozza. Sul ponte, la carrozza passò con una velocità grandissima: donn’Angelica non vide Sangiorgio, ma egli vide bene che la pallida donna stringeva ancora alla cintura gli steli nudi delle rose morte.

II.

Dal suo banco del centro, dove fingeva di scrivere delle lettere, ma dove in verità tracciava macchinalmente il suo nome, venti, trenta volte sopra un foglietto di carta, egli vedeva perfettamente donn’Angelica Vargas sola sola nella tribuna diplomatica, appoggiantesi con un braccio sul parapetto di velluto. Ne aveva sentita la pre-

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