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La Conquista di Roma 325

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Serao - La conquista di Roma.djvu{{padleft:329|3|0]]anche il segretario: un quarto posto, quello della padrona di casa, restava vuoto. In mezzo alla tavola, in un vasello di cristallo dal collo sottile, stava in fresco un ramo di gigli rossi: e gli occhi di Sangiorgio andavano continuamente da quel posto vuoto e a quel grande fiore rosso. I due deputati, il ministro e l’importante uomo politico discorrevano vivacemente di politica, mangiando senza badarci, don Silvio tagliuzzando nervosamente la carne, mentre si infiammava sulla legge comunale e provinciale, Sangiorgio ascoltandolo, rispondendogli, facendogli obbiezioni, dimenticando di pranzare: ma il suo pensiero si staccava da quella piccola stanza, tutta in legno biondo, resa tiepida dalla fiamma allegra del caminetto, per andare dietro quella porta chiusa, per indovinare dove fosse donn’Angelica.

Solo il segretario, dunque, pensava a pranzare e ci si dedicava con tutto lo stomaco: ma serbava un contegno serio; ogni tanto, a una frase de! ministro, approvava col capo, con un’aria di ammirazione contenuta; a ogni osservazione di Sangiorgio, inarcava le ciglia, come se si preoccupasse anche lui della difficoltà.

Così il pranzo continuava, fra l’andirivieni dei

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