Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
336 | La Conquista di Roma |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Serao - La conquista di Roma.djvu{{padleft:340|3|0]]
Tutte quelle donne ritte, in fila, che sollevavano i loro mazzi di fiori e che guardavano, sorridendo, la quadriglia reale, lo confondevano, egli non distingueva i loro lineamenti, non ne riconosceva nessuna. Giammai aveva visto tante donne riunite, compatte, intensamente raccolte, in tutto lo splendore della bellezza e del lusso, in tutta la potenza della loro femminilità.
Chiudeva gli occhi, ogni tanto, abbarbagliato: li riapriva, cercando di distinguerne la più bella, la sola che a lui paresse donna.
A un tratto, mentre l’augusta donna girava mollemente intorno al canuto e bonario ambasciatore di Germania, e il lungo strascico regale, color fiamma, serpeggiava come la coda di una cometa, e il diadema reale aveva qualche cosa di siderale, Sangiorgio vide donn’Angelica Vargas al braccio di un signore bruno e vecchio, dai mustacchi tinti, dai capelli radi di un nero che tirava al rossastro: donn’Angelica figurava nella quadriglia reale, di fronte alla biondissima, pallida signora amletiana che era l’ambasciatrice di Germania.
Donn’Angelica passeggiava attraverso il salone con quell’incesso armonioso, quasi musicale, che