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344 | La Conquista di Roma |
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«Buona sera,» mormorò lei, con quella profondità di accento, che era la sua particolare espressione.
E si rivolse un po’ verso lui, chiedendogli se fosse arrivato suo marito, parlando a fior di labbro, mentre egli la fissava con certi occhi innamorati e così rispettosi, che una lieve fiamma salì a colorire le guance di donn’Angelica. La regina parlava, in francese, con l’ambasciatrice di Francia, una magra e ascetica signora, dal viso lungo. Laggiù, il re discorreva con donna Luigia Catalani, vestita di color bronzo, con un piumino azzurro e strano nei capelli biondi: e la viva, spiritosa siciliana sorrideva argutamente. Una quadriglia era cominciata, fittissima, con un grande fluttuare di strascichi: le signore che erano sul lato dove Sua Maestà discorreva, per non volgerle le spalle, ballavano di profilo, con gli occhi bassi, misurando i loro passi.
«Non ballate?» chiese Sangiorgio.
«Non ballo: il governo non può ballare,» rispose ella, placidamente. «Dopo, se volete, faremo un giro.»
«Dopo?»
«Dopo.»