< Pagina:Serao - La conquista di Roma.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.
356 La Conquista di Roma

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Serao - La conquista di Roma.djvu{{padleft:360|3|0]]casa la soavissima donna, l’amatore non era preso da alcun desiderio, niuna ansia del minuto che fuggiva, niuno spavento del tempo che passava e che avrebbe portato la loro divisione: egli godeva delicatamente quel vivissimo piacere spirituale, quella felicità era per lui senza mescolanza di amarezza. Immobile, muto, con gli occhi quasi incantati, i quali null’altro sapevano vedere che quel viso bianco e quella mano piccoletta e molle che parea dormisse, egli non si moveva e non parlava, buddista dell’amore, perchè in nulla l’altissima sensazione venisse scemata.

Giammai aveva inteso la sua vita svolgersi ed allargarsi con tanta dolcezza, come un fiume largo e felice che se ne va innamorato al mare, nella bellezza della pianura verde, sotto il sole, appena appena mormorando sotto i giuncheti: giammai si era sentito così inondato di una letizia pura, dove egualmente si fondeva l’appagamento dello spirito e dei sensi, la delizia del cuore e dei nervi. Delibava, intensamente, completamente, quella letizia, nella immobilità, nella passività dell’uomo felice.

Donn’Angelica, ogni tanto, lo guardava con un lento moto di occhi. Buttata in quell’angolo,

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.