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376 | La Conquista di Roma |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Serao - La conquista di Roma.djvu{{padleft:380|3|0]]alla corrente dell’Aniene le foglie delle rose... eravate sola... eravamo soli...»
«Fra gli obblighi convenzionali della vita politica...»
«Quanto eravate bella, signora, quella sera, al ballo del Quirinale: io venni via con voi: non vi parlai: non mi diceste nulla: quanto eravate bella!»
«È un sogno, è un sogno,» ribattè lei, esaltata nel sacrificio dalle vibranti parole dell’amore, «bisogna svegliarsi. Bisogna dividersi.»
«Bisogna morire, allora.»
«Chi parla di morte?»
Non rispose egli alla sua domanda, ma nello sguardo di dolore e di rimprovero con cui la fissò, ella comprese. Oramai il sole tramontato e i grandi veli violetti crepuscolari salivano dalla terra al cielo bianco: una brezza fredda e cattiva si alzava nell’aria: dalla terrazza era scomparso il prete tedesco, lettore del breviario; dal banco di legno il vecchietto era scomparso: tutto il colle Pinciano si oscurava; e laggiù la folla urlava più che mai, eccitata dalla sera che veniva. Ella si avviò per andarsene, pel grande viale che portava alla Trinità dei Monti; ma egli