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414 La Conquista di Roma

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Serao - La conquista di Roma.djvu{{padleft:418|3|0]]col mese delle rose, delle preghiere a Maria Vergine, ella era venuta, la divina. Non lei era dunque la Madonna a cui si offrono le rose? Senza dire niente, egli, preso da un moto improvviso, andò raccogliendo per casa tutte le rose, sparse per terra, già semiaperte nei vasi, e con un gesto gentile e delicato, senz’altro soggiungere, gliele andava gettando in grembo, tanto che la stoffa di un bigio chiaro del vestito ne rimase coperta.

«Ho tardato, ho tardato assai, mormorò ella, chinando il capo a quella pioggia di fiori, «ma non ho potuto...»

E fece un gesto vago, di donna oppressa. Egli la pregò di cessare, con lo sguardo e col cenno della mano: non lei aveva bisogno di giustificazione innanzi a lui. Ed era così profonda la consolazione della sua presenza in quella casa, così completa la felicità del suo cuore, che nulla voleva la turbasse, nulla di amaro, nulla che sonasse rimprovero. La dolce donna, vestita di un tenerissimo color bigio, con una lieve piuma bianca sul cappello, con una velettina bianca sugli occhi che ne aumentava la giovanilità della fisonomia, posava compostamente, con le ginocchia

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