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La Conquista di Roma 415

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Serao - La conquista di Roma.djvu{{padleft:419|3|0]]coperte di rose, con una mano inguantata di grigio, abbandonata in grembo, perduta fra le rose; l’altra manina inguantata pendeva fuori del bracciuolo con le dita chiuse, come se avessero lasciate sfuggire qualche cosa. Egli sedette là accanto, sollevò lievemente quella manina inerte, la portò alle labbra, la baciò, con un soffio; parve che non se ne accorgesse.

«È bello, qui,» disse lei, placidamente, come se si trovasse in visita da un’amica, «è molto bello.»

«Mi sembrò udirvi dire che amavate Piazza di Spagna,» disse lui.

«È la strada che più amo, avete fatto bene a venir qui. Io non ho potuto, mai: non ho trovato. Quella vecchia Roma, dove io abito, è così triste, così triste! Per questo esco sempre: ogni volta che io esco, per quanta fretta abbia, passo sempre per Piazza di Spagna.»

«Venite a star qui, in questa stanza,» disse lui, sorridendo, come se scherzasse.

«Vorrei, se potessi,» rispose ella, con molta semplicità. «Ma non posso: debbo restare laggiù, nell’ombra. Che sole che ci è qui! Sulla

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